in

Death reconversion, in mostra a Milano fino al 20 ottobre le foto di Greta Valentina Galimberti

La nascita del progetto Death: reconversion – il racconto/intervista

Mi chiamo Greta Valentina Galimberti, sono una fotografa di reportage e ritratto che vive e lavora a Milano. Quando ho iniziato a fare fotografia non pensavo che un giorno mi sarei trovata a vivere un’esperienza così emozionante nel mio lavoro, un’esperienza che ha aperto un mondo di possibilità che si sono concretizzate in un progetto a lungo termine che mi sta molto a cuore.
Tutto è iniziato un giorno di fine estate dello scorso anno, quando una delle mie più grandi amiche, che preferisce restare anonima e che, per la sua estrema bellezza e sensibilità, chiamerò da adesso Giglio Tigrato, mi ha telefonato mentre guidavo e, con la voce nell’abitacolo amplificata dal vivavoce, mi ha comunicato di dovermi dire una cosa. “Sei seduta?” mi ha chiesto. “Beh, sì, sono in macchina”, ho risposto. “Allora fermati subito e ascoltami”.
Quello che mi doveva dire era che le avevano trovato un teratoma all’utero. I pochi mesi successivi, così come quella telefonata, sono passati in una sorta di ovattamento, fino alla comunicazione finale: l’operazione che Giglio Tigrato aveva dovuto subire era andata a meraviglia e il teratoma era stato rimosso, ma insieme a esso avevano dovuto rimuovere anche l’ovaio che aveva inglobato, fortunatamente uno solo.
Da quel momento il suo corpo ha cambiato forma, diventando se possibile ancora più bello di prima; le cicatrici che ora fanno parte di lei erano davvero poco evidenti, purtroppo a tutti tranne che a Giglio Tigrato stessa, che invece le vedeva e che soffriva. Non si riconosceva più, aveva perso una parte di sé profondamente legata alla femminilità e questo la faceva sentire inadeguata. È stato poco dopo Natale che Giglio Tigrato mi ha fatto la richiesta che ha cambiato per sempre il mio lavoro e il nostro rapporto di amicizia: “Aiutami a trasformare queste cicatrici in arte”.
E invece abbiamo trasformato lei stessa in arte. Il lavoro che abbiamo svolto insieme è stato il più emozionante delle nostre vite. Io dietro la macchina fotografica, lei davanti, entrambe a nudo nelle emozioni, nell’animo e nell’azione artistica che stavamo andando a creare per lei.
Grazie a queste foto Giglio Tigrato, della quale mi faccio portavoce, ha ritrovato la sua autostima, la sua forza e la graziosissima femminilità che ora la contraddistingue in modo ancora più evidente di prima. “Questo è stato il mio modo di affrontare l’espropriazione della mia femminilità, e me ne sono appropriata ancora di più. Adesso le cicatrici che prima mi ferivano mi sembrano bellissime. Ma queste foto non mi sono solo servite a questo, mi hanno dato anche modo di riappropriarmi della mia vita. Un teratoma, come qualsiasi tumore, parla di morte. Esorcizzare l’effetto dell’operazione con queste foto di nudo per me ha significato tornare alla vita”.
Grazie alla mia amica Giglio Tigrato è nato il progetto fotografico a lungo termine “Death: Reconversion”, IN MOSTRA DA NUDA E CRUDA IN VIA LEGNANO 18 DAL 16 AL 20 OTTOBRE, aperto a tutte le donne che abbiano subito un’alterazione fisica o psicologica tale da non permettere loro di riconoscersi, per dar loro l’opportunità, una volta pronte, di tornare ad apprezzare questa nuova versione di loro che le accompagnerà per tutta la vita, con l’intento – per dirla rielaborando le parole di Giglio Tigrato – di trasformare le donne in arte.

Clicca per votare questo articolo!
[Voti: 0 Media: 0]

Mark Storm parla di “Control of One Mind”, nuovo album per il giovanissimo dj producer

Jaiss: il grande ritorno