Venerdì prossimo (9 giugno) il Mamì Bistrot di Rivabella porta in scena il suo 33° spettacolo, l’ultimo di questo calendario estivo. Sul palco le splendide soubrette dello Show Ballett porteranno in scena “Le Folies”, un live-show in “salsa tropicana” che, per l’ennesima volta, farà registrare il tutto esaurito (biglietti volatilizzati in una sola settimana di prevendita!).
Una volta calato il sipario, per la prima volta nella sua storia, il Mamì chiuderà per qualche settimana il teatrino (ma non la zona bar e ristorante) e apporrà il cartello “lavori in corso”. La struttura, infatti, sarà al centro di un importante restyling che porterà ad un ampliamento della capienza e ad una rivisitazione degli spazi interni. Un lifting necessario visto che, soprattutto negli ultimi mesi, le richieste per assistere agli spettacoli sono state di gran lunga superiori all’effettiva disponibilità del locale.
In cantiere tanti progetti ma, alla consolle, c’è sempre lei, la madame de Rambouillet del Riminese, all’anagrafe Severine Isabey, talento e tenacia al servizio di una nobile causa: far rinascere, nella capitale della movida, la magica esperienza del teatro di rivista.
Severine, quando nell’autunno del 2020, in piena pandemia, lei decise di aprire il Mamì, si sarebbe mai aspettata un successo del genere?
“Riconosco, oggi come ieri, che si trattava di un progetto ambizioso, forse di un vero e proprio azzardo. Ma, quando abbiamo iniziato, è come se avessimo preso una lunga rincorsa verso un passato che pian pian riemergeva, dando vita ad un progetto artistico che, negli anni, si è perfezionato fino a diventare un vero e proprio show. Oggi, con i nostri spettacoli, rendiamo omaggio ad un cabaret che arriva dalle origini, interpretato da performer professionisti con sontuose credenziali. Oggi sul palco abbiamo cantanti, ballerine, acrobati, clown, burlesquer, giocolieri e mimi. E ognuno di loro è un tassello prezioso di un puzzle meraviglioso. Quando ho presentato questo show lo scetticismo era tangibile. Ci dicevano ‘la piazza non risponderà’, ‘il pubblico è diffidente…’, ‘certi spettacoli sono troppo démodé’. E invece, in cuor mio, immaginavo un esito del tutto opposto. E dare valore agli artisti, in un contenitore emozionale come il Mamì, alla fine, è stato facile”.
Quali sono stati gli ostacoli maggiori?
“La difficoltà iniziale è stata quella di convincere le persone a darmi fiducia e a partecipare allo show. Sono sempre stata convinta di quello che proponevo e quindi chiedevo al pubblico di dedicarmi sola un’ora del loro tempo convincendoli a immergersi in un’atmosfera unica, quasi mistica. All’inizio abbiamo lavorato solo col cuore: avevo gli artisti, un grande spettacolo e volevo un pubblico, anche a costo di non far pagare il biglietto…”.
Venerdì il Mamì porterà in scena il suo 33° show e, ancora una volta, sarà sold out…
“Sono felice ed orgogliosa del traguardo che abbiamo raggiunto insieme. La cosa più bella, quella che mi rende felice, è vedere gli occhi delle persone che cambiano espressione durante lo show. Entrano con un pizzico di diffidenza ma, al primo spettacolo, si sciolgono subito e quella resta un’emozione che fatico a descrivere a parole ma che mi riempie il cuore di gioia”.
Dopo quasi tre anni di spettacoli, adesso vi fermerete per un po’…
“Sì, ci fermiamo per qualche mese per progettare una stagione invernale che vogliamo decisamente più intensa e serrata. Al termine dei lavori, avremo finalmente un palco più grande e, per questo, potremo scritturare anche artisti di livello internazionale che non vedono l’ora di esibirsi in Romagna”.
Lei è l’anima dello show, ma è abituata a condividere i suoi successi con lo staff. Oggi chi si sente di ringraziare?
“Un ringraziamento doveroso e speciale va senza dubbio alla mia coreografa Serena, un’anima unica, passionale, energica, mossa da un inguaribile ottimismo, una grande artista che mi ha dimostrato lealtà fin da subito. Una presenza per me rassicurante con cui sto creando dei progetti sempre più ambiziosi. Poi c’è Liza, sangue siberiano, la prima ballerina del Mamì: sguardo magnetico, grazia e leggerezza, ma anche tanta determinazione. Serena e Liza sono state, e saranno ancora a lungo, due spalle importanti perché non solo hanno colto la mia visione, ma l’hanno sposata a piene