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Maurizio Pasca (presidente Silb): per le discoteche nessuna menzione nei decreti


«Siamo chiusi da fine febbraio e non sappiamo quando riapriremo e come riapriremo! Dobbiamo pagare affitti, dipendenti, il fatturato è zero. Il governo si è limitato a farsi garante di finanziamenti che seguono il normale iter procedurale, ovvero non vi è alcun agevolazione», ha dichiarato Maurizio Pasca, presidente del Silb (Sindacato Italiano Locali da Ballo – www.silb.it) in una recente intervista al quotidiano Il Giornale. «La parola discoteche non viene menzionata da alcun decreto, come se i 50mila lavoratori che impieghiamo e i 4 miliardi di fatturato che produciamo siano nulla, senza contare l’indotto di barman, camerieri, catering, musicisti, ballerini, dj, tecnici che si muove dietro di noi».

Ma qual è il valore economico e sociale della voce intrattenimento? Nel complesso, considerati non solo locali e indotto ma eventi in senso lato, si tratta di un giro d’affari di 65,5 miliardi di euro con un impatto sul PIL di 36,2, per un totale di occupati pari a 569mila addetti (stima su dati Oxford Economics e Istituto Astra Ricerche/ADC Group). Di questi, i soli locali coprono 7 miliardi e mezzo per un totale di 400.000 occupati. Se consideriamo solo le discoteche aderenti a Silb, il Sindacato Italiano dei Locali da Ballo, sono 50.000 addetti e 4 miliardi di fatturato.

Numeri importanti. Famiglie non solo di imprenditori, ma baristi, camerieri, addetti alla sicurezza, dj, scenografi, ballerini, musicisti, imprese di catering e di beverage, tecnici.

Ebbene, nulla è stato dato a queste aziende per evitare il fallimento. Il Decreto Liquidità fondamentalmente offre la garanzia del Governo per prestiti che imboccano la tradizionale via di accesso al credito, senza deviare dalle procedure bancarie e con agevolazioni solo per chi ha il 100% delle garanzie. Ma ci si trova in una situazione di emergenza pari a una guerra! E i provvedimenti non possono essere ordinari. Le categorie cui fanno capo questi lavoratori hanno avanzato istanze precise alle istituzioni.

Pace fiscale per i mesi di chiusura forzata, che nel caso delle discoteche sono ormai oltre due perché la serrata è avvenuta a fine febbraio. La sospensione delle utenze, l’inibitoria dello sfratto per morosità e la sospensione delle esecuzioni immobiliari, perché le aziende con fatturato zero sono tenute a pagare anche gli affitti, oltre agli stipendi.

Silb inoltre chiede la sospensione dell’ISI, la tassa sull’intrattenimento pari al 16% che grava sulle aziende in sfregio alla direttiva europea 112 del 18/11/2006 portando una differenza fra spettacolo e intrattenimento (uno coinvolge lo spettatore, l’altro no e per questo è tassato!) e una sperequazione a danno di quest’ultimo. E la riduzione dell’IVA al 10%, come avviene per cinema e teatri: il linguaggio della musica è occasione formativa, dovunque si esplichi. E per i supporti fisici e digitali in ambito musicale, Silb chiede un adeguamento all’aliquota prevista per i libri, ovvero il 4%.

Infine, Silb chiede il saldo dei pagamenti arretrati dovuti dalle amministrazioni pubbliche e dagli enti pubblici alle imprese, la previsione di un credito di imposta su locali e botteghe nonché per i premi assicurativi e un buono a fondo perduto per le imprese dello spettacolo e dell’intrattenimento. È fondamentale per l’intero settore dello spettacolo ed intrattenimento che le imprese (come sopra definite) siano supportate con provvedimenti atti a bilanciare il danno subito a causa dell’emergenza, che per la fine dell’anno potrebbe superare quota 600 milioni.

Inoltre, il comparto fa notare che la parola discoteca non è mai stata nemmeno citata nei decreti emessi. Il frutto di una campagna demonizzante verso la categoria, capro espiatorio di una serie di problemi sociali legati a derive giovanili, alcolismo e droga, che devono trovare soluzione fuori dalla discoteca, non al suo interno.

Silb e le altre insegne hanno infatti firmato un Protocollo per la sicurezza con il precedente Governo, al fine di istituire le Discoteche Bollino blu e di creare addirittura un albo per garantire il divertimento in sicurezza.
Il luogo comune che la discoteca sia fonte di ogni danno e comportamento delittuoso è da sradicare, perché statistiche e numeri evidenziano ogni anno che le fattispecie di reato o di comportamento socialmente e individualmente dannoso avvengono in minima parte all’interno di una discoteca.
La discoteca è un’azienda che ormai fa spettacolo, ha oneri enormi e una burocrazia capillare da gestire, paga tasse più di ogni altra categoria: IRPEF, ISI, SIAE, IVA!

Far divertire le persone non è un crimine, è un lavoro anzi un mestiere che in alcuni paesi europei viene assimilato al Turismo che gran parte degli imprenditori svolge con responsabilità e competenza.

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