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Irriverente e sfacciato: arriva il rap “che spacca” di Spiro The Pirate

Torna la musica “contro” di Spiro The Pirate, all’anagrafe Simone Giannattasio, giovane rapper nato a Rimini ma residente a Cervia, profeta eversivo di una musica “che non se la tira”, che fa il verso ai “musicisti instagrammer”, quelli che pensano più alla buccia che alla sostanza, che non hanno nulla da condividere se non quei ritornelli “copia e incolla” che, recitati a memoria, coprono il vuoto pneumatico delle loro idee. 

Cantante e autore dal 2010, dopo oltre dieci anni di sperimentazioni, un paio di collaborazioni importanti e tante canzoni iniziate e mai finite, con la fedele collaborazione del celebre producer Massimiliano Giorgetti, “Spiro” ha appena firmato il suo nuovo brano “SPDT” (acronimo di “Spacco più di te”), testo provocatorio contro la mondanità posticcia degli artisti di oggi “che scambiano la ricchezza per talento e vivono le loro vite fasulle tra filtri e vanità”. 

Un brano – anteprima di un album di dieci canzoni in uscita a breve (Forget vol 1 – Il Cuore, scritto in appena due mesi) – corredato anche da un singolare video-clip che verrà pubblicato ufficialmente mercoledì 14 luglio. 

“La mia musica – dice – parte dalla parole perché il rap, oltre al sound, deve avere contenuti. All’inizio quasi mi vergognavo della mia musica e di tutte quelle idee che non riuscivo a scaricare in note. Penso di aver cestinato centinaia di brani, alcuni anche validi, ma mi definisco un autore ‘lunatico e tormentato’ e dunque chiudere il cerchio per me è sempre stato molto complicato”.

La sua musica è soprattutto biografica perché trae spunto e ispirazione da alcuni momenti di vita vissuta: “Una vita non facile, scorticata da tante esperienze negative, una vita da poeta crepuscolare che racconto – dice – con una vena d’ironia, prendendomi anche un po’ in giro”. 

Una musica che è anche una crociata contro l’arroganza che infesta il mondo della musica, dove il valore artistico, troppo spesso, si pesa con i “kappa” dei followers e dove dominano spocchia, saccenza ed autoreferenzialità: “L’immagine non mi basta – dice – se canto voglio toccare le corde dell’anima, trasmettere emozioni. Perché, se non ragioni così, allora non stai facendo musica. Il mio bersaglio? Gli artisti un po’ montati che dominano la scena, un esercito di no-talent che vivono nell’illusione di essere qualcuno e che, invece, stringi stringi, non sono un cazzo”. 

Le sue cicatrici più profonde sono una famiglia disgregata che non l’ha mai compreso, le relazioni amorose segnate più dalla sofferenza che dal batticuore (“oggi sono single e innamorato solo della musica”), le amicizie che si sono disgregate una dopo l’altra (“eravamo quaranta, oggi sono solo”) e quelle esperienze “border line” vissute come “atto eversivo”, deragliando spesso dai confini della legalità: “Nella mia vita ho sbagliato, deluso e tradito – ammette – e dunque mi prendo tutte le mie colpe. Ma gli errori fanno parte del nostro percorso e, anche se mi considero ancora in una fase di profondo travaglio creativo, sento che è arrivato il momento di condividere quello che ho dentro. Penso di non aver ancora trovato la mia strada artistica e personale, vivo tra fantasmi, tormenti e continui conflitti interiori. Forse, ad oggi, l’unico centro di gravità della mia vita resta la musica e, in fondo, rimango coerente ad un aforisma che ho sempre seguito, ovvero vivere male per scrivere bene”.  

“Non mi piace etichettare la mia musica – prosegue – ma, se proprio devo, allora mi definisco banalmente un rapper, anche se voglio sentirmi libero di sperimentare anche altri generi musicali senza il timore di snaturare la mia identità. Ascolto di tutto, da Capossela al blues, sogno un featuring con Celentano ed evito il genere rap italiano perché non voglio correre il rischio di subire influenze o contaminazioni. Il successo? Non voglio diventare Eminem, ma solo un artista che riesce a vivere con la sua musica. Sono anni che lavoro nei ristoranti, sbuccio cipolle e intanto volo con la mente tra i versi delle mie canzoni. Perché la musica fa parte di me e, se si spegne la cassa, mi togli il respiro”.

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